Forse accade solo a me, ma più probabilmente succede a tutti coloro che di tanto in tanto hanno la fortuna di volare...ci si trova in aereo, magari verso sera, e la testa comincia a vagare.
Ieri sera ne ho avuto l’ennesima riprova.
Prendete una sera di fine estate, aggiungete un temporale da poco passato: il cielo che a tratti pare essere plumbeo e minaccioso, e ad ovest delle fiammate di sole tra il rosso scuro e l’arancione che si fanno strada a suon di prepotenza fra le nuvole.
Prendete una nebbiolina che inizia a sollevarsi dalla terra, dai campi, dalle cittadine, dai boschi e dalle strade umide ancora accaldate dalla bonarietà dei soli settembrini...
Prendete un paio di piloti, forse pilotastri, o meglio ancora, un paio di sognatori e metteteli su un p2002 che decolla verso il lago di Bracciano, si stabilizza a 700 piedi, e li scarrozza con andatura costante: è così che nasce il rifugio dei pensamenti.
E’ una situazione quasi edonistica, sospesa tra il sogno e la realtà, sono minuti in cui non si ha bisogno di parlare, di sottolineare la bellezza del momento; attimi in cui qualsivoglia considerazione sarebbe ridondante e sterile.
Il mondo è fuori dal canopy che ti abbraccia: è grigio, blu, arancio, rosso, a tratti quasi bianco, poi un po’ di pioggia sembra carezzarti mentre la prua quasi automaticamente è andata a puntare W, a farsi inebriare dagli ultimi raggi di sole, quelli caldi come le pennellate di Monet in quell’alba che l’ha reso immortale.
Tu sei là, a bordo, ogni tanto l’occhio cade su Map, altimetro, CHT, fuel pressure...tutto risponde alla perfezione e mentre quella leggera nebbiolina sfuma i contorni dei paesaggi pensi a tutto ed al suo contrario: ti viene in mente che è domenica sera, che domani avrai mille cose per cui sbatterti, incazzarti, ma non te ne frega nulla.
Ancora per poco puoi bearti dei pensamenti vani, gli stessi che ogni tanto arrivano quando stai per addormentarti e ti ciondoli tra il sonno e la veglia tornando quasi bambino: immaginando scenari di pace e calma irreali...di quelli che magari si trovano dipinti nei soffitti a volta delle stanze da letto dei palazzi nobili; immagini rispondenti a mondi ideali, non esistenti.
Poi ti affacci di lato, e c’è quell’ala che ti stringe, e quei mondi ideali li sta effettivamente cavalcando facendoti capire che quel mondo di sogno esiste, ed è solo colpa tua se troppo spesso te ne dimentichi.
Sono quasi le effemeridi ed è il momento di rientrare, atterri dolcemente mentre le luci delle città si accendono e la gente comincia a lasciare le strade per andarsene a cena.
I pensamenti vani lasciano spazio a una strana sensazione di allegra malinconia perché passerà qualche giorno prima di tornare a immergersi in quell’intangibile eppure consistente realtà: il volo.
P2002 hangarato, luci spente e porta chiusa.
Ci vediamo presto pensamenti vani!