di Luigi BERRI
AERMACCHI M 416
“Ecche è” ? direbbe oggi qualcuno… Eppure era un aeroplano.
Così mi ha preso la fantasia di scrivere di un aereo che oggi non vola più, e neppure -a quel che mi consta- sia in via di riassemblamento e ricostruito/ rimesso in linea da qualche appassionato. Che tristezza… Si può però ancora vedere, in mostra statica, al museo dell’A.M. di Vigna di Valle.
Ebbene su quel mezzo, dopo 5 lanci col “tondo” e un paio d’ore di doppio comando, vi presi l’abilitazione: in tutto vi avrò volato una cinquantina di ore. Era l’Aermacchi M416 (costruito nel primissimo dopoguerra su licenza Fokker, il Fokker S-11) e destinato alla scuola di primo periodo dell’Aeronautica Militare. Una volta dismesso, fu passato (nel 1960) ad usi civili.
Quando arrivò in dotazione al nostro Aeroclub del Nord, fu un evento memorabile.
Tutti intorno a sbirciare il “mostro”, giunto direttamente dall’A.M.
Trasmetteva viva impressione. Era un simpatico biciclone grosso, grasso, imponente per noi abituati all’FL3 e al Macchino (MB308), o, al massimo, al Saiman e raramente all’L5. Aveva posti affiancati, non in tandem.
Sembrava un animale d’acciaio, e invece no! esclusa l’ala metallica in un sol pezzo, era essenzialmente rivestito di una tela particolare verniciata metallica: ricordava per qualche verso in piccolo un T6 o un caccia.
E poi il motorone: un 6 cilindri Lycoming 0-435-1, raffreddato ad aria, di ben 185 CV, con elica bipala. Ma ciò che più colpiva era il carrello principale, costituito da due parti distinte, piegate a V con la punta della V in asse con la prua, così come tento di configurarlo graficamente <. La parte superiore incernierata alla fusoliera, la parte inferiore terminante nella ruota. Essendo poi l’aereo biciclo -come quasi tutti in quegli anni- e quindi con il muso alto, tale tipo di carrello gli conferiva la caratteristica impressione visiva di essere inginocchiato.
Ovvio che girò subito la voce del nomignolo (“nickname”si direbbe oggi) di ….“democristiano” e così venne subito battezzato!
In volo era stabile, piacevole, non era veloce -180 km/h in crociera- virava benino, d’estate si poteva volare a tettuccio aperto; soprattutto -importante per noi !- se lo assettavi bene, in atterraggio non imbardava (a parte il fatto che, come gli altri bicicli, non vedevi il corto finale dato il muso alto).
Ma aveva due difettacci: forse per l’uso fattone in A.M., forse perché il mezzo non era più nuovo, lo stallo era brusco, e NON SALIVA manco a calci: per arrivare a 1.000 metri ci volevano più di dieci minuti ! Forse si capirà ora perché non restò negli Aeroclub a lungo, soppiantato da macchine con migliori qualità di volo (l’L5 Stinson, ad es., era molto più agile, brillante e manovriero).
Non parliamo dei consumi, abnormi, ma a quell’epoca nessuno ci badava troppo.
L’altra noia, i sedili fissi, costruiti in modo tale da abbisognare di un paracadute (a calotta tonda) sotto il sedere per avere un minimo di visibilità anteriore, che restava comunque ancora scarsa per il muso alto. E allora, se si aveva il paracadute, occorreva saperlo usare! Così il Club obbligava gli aspiranti piloti (tutti con almeno il brevetto di 1°grado in tasca) a 5 lanci vincolati prima di volarci.
Ricordo che, passato un breve addetramento in apposita palestra, i primi due lanci li feci su un glorioso SM82, trimotore tuttofare. Gli altri su un nuovissimo C119: l’ultimo lo terminai ingloriosamente a mollo in uno stagno, per fortuna con poca acqua….crepare affogato sarebbe stato il colmo…e per un pelo non centrai una papera…sbigottita nel vedersi piombare sulla testa dall’alto quel coso buffo con attaccato un uomo!
Descrizione Tecnica
"Il velivolo "M. 416" è un aeroplano biposto con ala bassa a sbalzo. Il velivolo è munito di un motore Lycoming 0-435-A (oppure Lycoming 0-435-1) a sei cilindri, raffreddato ad aria e che sviluppa un massimo di 192 CV a 2550 giri al minuto. (Con il 0-435-1 i CV sono 185).
L'impiego del velivolo è: scuola, primo periodo. L'istruttore e l'allievo siedono affiancati in una cabina completamente chiusa e ricoperta di perspex. Per il volo senza visibilità è prevista l'installazione degli schermi ambrati. Uso obbligatorio di paracadute a sedere.
La fusoliera è costituita da un'ossatura a traliccio di tubi d'acciaio saldati all'autogeno. ... Il profilo esterno della fusoliera è realizzato mediante correntini in legno fissati per mezzo di fettuccia al traliccio in tubi. ...
La fusoliera è rivestita in tela nella parte compresa tra il nodo anteriore d'attacco all'ala e l'ordinata corrispondente all'attacco anteriore dello stabilizzatore. ...
L'ala monoplana a tutto sbalzo in un sol pezzo è costruita interamente in metallo. La sua struttura è composta da un longherone anteriore, da uno posteriore, da centine, nervature e correntini di rinforzo. Il rivestimento è interamente metallico.
Dati Tecnici
Apertura alare |
m. 10,967 |
Lunghezza |
m. 8,179 |
Altezza |
m. 2,438 |
Superfice alare |
mq. 18,51 |
Allungamento |
6,5 |
Motore Lycoming |
0-435-A |
0-435-1 |
Carico alare |
Kg/m2 61,7 |
Kg/m2 61,3 |
Peso a vuoto |
Kg. 857 |
Kg. 850 |
Carico utile |
Kg. 285 |
Kg. 285 |
Peso totale |
Kg. 1142 |
Kg. 1135 |
|
|
|
Potenza motore |
CV 192 |
CV 185 |
Velocita max quota 0 |
Km/h 206 |
Km/h 204 |
Tempo di salita 1000 m |
6' 00" |
6' 30" |
Tangenza Pratica |
m. 3800 |
m. 3600 |
Produzione italiana
N/C |
Matricola Militare |
5918/1 - 5967/50 |
53153 - 53202 |
1001 – 1050 |
53203 - 5325 |
5995/51 - 6012/68 |
53434 - 53451 |
6013/69 - 6044/100 |
53457 - 53488 |
6046/101 - 6055/110 |
53744 - 53753 |
1051 – 1060 |
53754 - 53763 |
6074/112 - 6082/120 |
54122 - 54131 |
Storia ed impiego operativo
Il Macchi M 416 era la riproduzione dell'olandese Fokker S 11 "Instructor" del quale la Macchi acquistò la licenza nel 1950, dopo l'abbandono del Macchi MB. 321, per un concorso ministeriale per un velivolo scuola di primo periodo.
Prodotto fra il 1951 e il 1958, il '416 fu utilizzato dalle Scuole di Volo 1° periodo di Brindisi, Gioia del Colle, Alghero ed Elmas. Superato abbastanza rapidamente da aerei di prestazioni più avanzate passò alle Squadriglie Collegamenti e ai C.A.V. (Centri Addestramento al Volo), infine, a partire dal 1960, fu assegnato agli aeroclub.